La conoscenza procede per confronti e contrasti, con gli altri e con se stessi.
Solo lo studio attento, la valutazione corretta di opere, avvenimenti e situazioni,
faticosi sempre, fortunati a volte, sono la base per qualsiasi seria ricerca.
Autunno 1953.
Avevo quattordici anni e, per vicende familiari, ero abbastanza padrone della mia vita.
Decisi di continuare negli studi, almeno fino all’ottenimento di un diploma perchè a quei tempi non si scialava, ma, contemporaneamente, di dedicarmi ad un lavoro che mi piacesse.
Un parente acquisito, esattamente di due generazioni più anziano di me, aveva una curiosa bottega da quadri, in cui c’era di tutto: il discreto (poco) e molta paccottiglia. Tuttavia, proprio per questo gap generazionale che si proiettava anche sugli abituali frequentatori, in quell’antro di strega c’era modo di conoscere personaggi e situazioni che, assieme al molto tempo libero da dedicare ai miei amati libri (quelli relativi al lavoro, non alla scuola, ovvio …) avrebbero costituito un notevole bagaglio di partenza.
Quando, mi sembra agli inizi del ’65, Arpino mi intervistò perchè gli serviva un tipo come me in un reportage che interessava futuri protagonisti e, a causa della mia battaglia per Venezia, ebbe a descrivermi “Don Chisciotte contro i mulini a vento, uomini o situazioni’, con l’appoggio di mia moglie che non doveva mancarmi mai, capii che era giunto il momento di spiccare il volo. Ebbi la fortuna di trovare quel negozietto di cui, molti anni dopo, precedendo una mia conferenza a studiosi e collezionisti che gremivano lo Science center dell’Università di Harvard, Andrew Robinson, curator della National Gallery di Washington, disse che non c’era bisogno di presentazioni (ed io con questo) perchè “tutti gli studiosi e collezionisti del mondo o c’erano già stati, oppure, prima o dopo, dovevano capitare”. Con Tatiana, che pazientemente e con devozione e saggezza mi segue da allora, cominciò la grande avventura che, sempre in un’esauribile ricerca, mi portò e porta tuttora per le vie del mondo, con alcuni indispensabili compagni: predisposizione, studio, intuizione, fortuna.
Si aggiunsero Sebastiano e Jacopo: anche loro, prima un po’ alla volta, poi, dopo un paio di lauree col 110 e lode, a tempo pieno. Mi sembra ieri, ma anche per loro sono passati assai più di vent’anni.
Tutti, nonostante alti e bassi, vittorie e vicissitudini, stiamo continuando con lo stesso entusiasmo con cui abbiamo cominciato e che ci ha gratificato di situazioni esaltanti. Non serve citare i quadri che abbiamo scoperto e consegnato al mondo degli studi e del collezionismo: da Tiziano a Guardi, da Veronese a Tintoretto a Tiepolo, li abbiamo trovati un po’ tutti. Così come sul nostro cammino abbiamo incontrato fatti e persone meravigliose (ricordiamo solo queste, le altre non meritano memoria), la cui citazione, come dicevano gli antichi, stancherebbe la penna e il lettore. Diciamo solo che siamo felici della loro conoscenza o, addirittura, di aver fatto, a volte, un po’ di strada assieme. Per quanto riguarda quanti hanno acquisito le opere che abbiamo proposto loro, citeremo il motivo che ha portato Edmond de Goncourt a rimettere sul mercato gli oggetti costituenti la collezione sua e del fratello: perchè il piacere che l’acquisto di ogni singolo pezzo ci aveva procurato, si rinnovi ogni volta per coloro che condivideranno i nostri gusti.
Va anche chiarito il perchè di tanti quadri, riprodotti in queste pagine, e non in vendita nelle nostre gallerie.
Ci teniamo, i miei figli Sebastiano e Jacopo, mia moglie Tatiana ed io, sommessamente a chiarire che il nostro non è stato un lavoro solo volto ad aspetti mercantili. Siamo fieri di citare, di seguito, i nostri apporti, le nostre donazioni, i nostri restauri, il nostro impegno per il patrimonio comune.
Fra i nostri doni alla collettività: al Museo Diocesano d’Arte Sacra di Venezia, un’intera raccolta (oltre quaranta pezzi) di arredi liturgici, soprattutto d’argento in alcuni casi di eccellente qualità, già rubati in chiese veneziane e recuperati in anni di ricerche (1990); il dipinto del Perugino (Santa Scolastica) da noi riscoperto, alla chiesa di San Pietro Vincioli di Perugia, da cui era stato rubato durante la prima guerra mondiale (1993); una cassaforte alla chiesa di San Nicolò dei Mendicoli di Venezia per custodire un prezioso reperto paleocristiano (enkolpion) (c.1994); un tabernacolo in legno scolpito dipinto e dorato del Settecento alla chiesa di San Sebastiano di Venezia (c.1995); l’autoritratto del famoso critico d’arte secentesco Carlo Ridolfi, autore delle Vite dei pittori veneti e dello stato (1991) allo Stato italiano destinato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Collaboriamo col Nucleo dei Carabinieri per la Tutela e Protezione Opere d’Arte e abbiamo pubblicato in un’intera pagina di quotidiano (1992) un annuncio al fine di denunciare la spoliazione della chiesa di San Clemente in Isola, giungendo, grazie a questa iniziativa, al ritrovamento di alcune importanti sculture (fra cui due di Juste Le Court), iniziativa che ha consentito al Nucleo Tutela Opere d’Arte dei Carabinieri (gen. Conforti, ora Zottin) il recupero di altri beni culturali rubati in quella chiesa (1992-1998). Inoltre abbiamo finanziato una campagna fotografica protrattasi dal 1976 al 1980 (migliaia di fotografie) di tutti gli arredi in argento appartenenti alle chiese veneziane. L’intero materiale è stato depositato presso il Museo Diocesano d’Arte Sacra di Venezia, a disposizione di studiosi e responsabili dei BB. CC. Oltre che per la necessaria documentazione artistica, queste foto sono servite anche per il recupero di beni rubati alle chiese interessate.
Per citare solo i maggiori, abbiamo finanziato i restauri di dipinti di Savoldo e Mansueti nella chiesa di San Giobbe a Venezia, (1985-86); della tavoletta di Carpaccio da noi stessi identificata nel Museo della Fondazione Cagnola della Gazzada di Varese (1988); del grande Crocifisso d’argento di Jacopo di Marco Bennato (1394) sull’iconostasi della Basilica di San Marco a Venezia (1998).
Fra le nostre collaborazioni-cosponsorizzazioni ne figurano col Museo di Palazzo Davanzati di Firenze (il grande stemma della famiglia che dà il nome al museo) (1985); col Comune di Venezia (itinerari veronesiani, primo esempio di finanziamento per “chiese aperte”) (1988); colla Procuratoria di San Marco di Venezia (esecuzione dell’oratorio vivaldiano Juditha Triumphans coi Solisti veneti di Claudio Scimone in occasione della presentazione del nostro restauro del Crocifisso di Jacopo Bennato) (1998); col Comune di Belluno (cofinanziamento nell’acquisto di un’opera di Sebastiano Ricci destinata al Museo di quella Città); col comune di Riva del Garda (cofinanziamento nell’acquisto di un’opera di Pietro Ricchi) .
Abbiamo organizzato per l’Associazione Italia Nostra la Mostra su San Clemente in isola al Museo Diocesano d’Arte Sacra di Venezia (quegli arredi vi si trovano tuttora) e un Convegno sulla Salvaguardia di Venezia (Ateneo Veneto, 1995); un altro convegno sulla salvaguardia dei Beni Culturali: Il tesoro a rischio (Circolo di Cultura-Ateneo Veneto, 1995).
Abbiamo tenuto conferenze sui Beni Culturali e la Politica degli stessi in varie località: dall’Università di Harvard alla Fondazione Cini, dallo Spedale di Santa Maria della Scala a Siena all’Ateneo Veneto, per Associazioni varie quali Italia Nostra, Unesco, Circolo di Cultura, Club Unesco, Rotary, Lions, ecc. Pubblichiamo “saggi” di storia e critica dell’arte (in particolare rinascimentale) in riviste specializzate del settore.
Pietro è stato co-fondatore dell’Associazione Amici dei Musei e Monumenti Veneziani, nella quale ha fatto confluire l’impegno di volontariato culturale, col coordinamento di un centinaio di addetti, opportunamente ricercati e selezionati. Tale volontariato, continuativo o saltuario a secondo si tratti di Enti stabili o di Mostre temporanee, si è svolto e/o si svolge presso: Fondazione-Pinacoteca Querini Stampalia (1976); Museo Diocesano d’Arte Sacra (1978, questo Ente è aperto da più di vent’anni esclusivamente a cura dei volontari da noi coordinati); Museo Storico Navale (dal 1992); Gallerie dell’Accademia (1992); Museo del Settecento veneziano di Ca’ Rezzonico (1996); Libreria Marciana (1995); Museo Archeologico (1997); Scuola Grande di San Giovanni Evangelista; volontariato nelle Mostre: San Clemente, Museo Diocesano d’Arte Sacra; Tintoretto: I Ritratti, Gallerie dell’Accademia; I teleri della Scuola Grande di San Marco, ibidem; L’oro di Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana; Giambattista Tiepolo, Museo di Ca’ Rezzonico; Lo Statuario pubblico della Serenissima, Biblioteca Nazionale Marciana; Ettore Tito, Fondazione Giorgio Cini all’isola di San Giorgio; Casanova e il suo tempo, Museo di Ca’ Rezzonico.
Fra i prestiti di opere a musei e mostre: Louvre, Parigi; Kunsthistorisches Museum, Vienna; Fondazione von Thyssen, Madrid; Fondazione Giorgio Cini, Venezia; Cà Rezzonico, Venezia; Metropolitan Museum, New York; Arcivescovado di Udine; Libreria Marciana, Venezia; Fondazione Accorsi, Torino; Palazzo Doria Pamphili, San Martino al Cimino; Museo Lodève (Montpellier); Museo Olmedo Patino, Città del Messico; Berlino, New York, Londra,Venezia: Mostra I mestieri della moda; Stadtmuseum, Engen; Stadtmuseum fuer Hamburgische Geschichte, Amburgo; Parma, Galleria Nazionale; Ancona, Mole Antonelliana; Milano, Ambrosiana; Vicenza, Palazzo Leoni-Montanari; Venezia, Gallerie dell’Accademia; Venezia, Museo Correr; Firenze, Palazzo Davanzati. E inoltre Riva del Garda, Ala di Trento, Belluno, Salerno, Biennale d’arte Contemporanea di Venezia, Fondazione Rockfeller. Ne dimenticheremmo qualcuno o addirittura molti: ci teniamo tuttavia a ringraziare quei musei o associazioni di tutto il mondo e i loro dirigenti con cui abbiamo collaborato per vari motivi e nelle varie epoche.
Chiudiamo qui questo dialogo con gli Amici che hanno avuto la pazienza di seguirci.
E’ stato un cammino che, come in tutte le vicende umane e detto in premessa, ha visto momenti difficili, altri a dir poco esaltanti; però sempre abbiamo creduto nella bontà, verità, onestà del nostro lavoro. Ci sembra il caso di accomiatarci proprio con le parole dello splendido pittore di cui, nella pagina precedente, abbiamo illustrato il capolavoro con questa Venezia Notturna: Henri Le Sidaner, citato da Ferdinando Pinal, Revue Septentrionale, 1931.
“Amo sia la pittura che tutti i pittori. A condizione che, e l’una e gli altri, siano sinceri.”
Ad multos annos!
Pietro Scarpa.